In un momento in cui, a far da padrona alla nostra sfera sociale e affettiva, è una tecnologia sempre più avanzata che, nel tentativo spesso riuscito, di favorire una vicinanza, alimenta contemporaneamente l’impressione di vivere in un mondo surreale e intangibile, questa semplice testimonianza ci insegna che i bambini, come sempre, sono i più bravi ad insegnarci a fare un passo indietro e ricominciare a creare e attendere le cose belle, senza correre nessun rischio di contagio.
La meraviglia dei bambini
Da quando siamo in quarantena spesso mi collego con i miei bimbi creativi e gli chiedo come va. Alcune bambine si sono adattate, chi mugugnando, chi prendendola per una vacanza, chi facendo sostanzialmente quello che faceva prima
Con una differenza.
Michelle per esempio fa lezione in piattaforma, si videochiama con le amiche compatibilmente con gli orari dettati dai genitori e usa i social
Ginevra, una volta alla settimana fa lezione di hip-hop in collegamento con tutta la classe, si scrive con le insegnanti e un paio di volte alla settimana videochiama la sua migliore amica.
Poi c’è Ale. Ale è in un’età in cui la videochiamata perde di interesse pressoché subito. Parla due minuti, poi lei e l’amica di turno si mettono a giocare, si distraggono, abbandonano il cellulare da qualche parte per andare a prendere qualcosa ecc. Ma siccome si mancano e si struggono allora si scrivono. Biglietti, disegni, origami, collanine e bracciali, lavoretti fatti con materiale vario, pupazzini. Mettono insieme tutto il malloppo, le mamme lo imbustano e, il giorno dell’uscita per la spesa, mollano il plico nella cassetta delle lettere dell’altra abitano tra l’altro a 5 minuti di distanza, quindi sono di strada. La mamma destinataria ritira il pacchetto, lo lascia chiuso in un sacchetto per 24 ore e poi lo consegna alla bambina.
L’apertura di queste lettere è un momento bellissimo, anche perché ci si trova di tutto, hanno più o meno una settimana tra una busta e l’altra e ci infilano qualunque idea venga loro in mente.
Non sarà un vero e proprio rapporto epistolare, ma nel loro caso l’analogico ha superato il digitale, e di molto.
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